Il vicesindaco Andrea Vannucci la scorsa primavera dichiarava per quanto riguarda la situazione alberghi a Carrara: «Senza accoglienza e ricettività non si può parlare di turismo. Come amministrazione siamo pronti, e lo ripetiamo da tempo, ad incoraggiare gli investimenti in questo settore. Ma per il momento nessuno si è fatto avanti per quel che riguarda ad esempio il Margherita: eppure, questo voglio ribadirlo, se ci fossero offerte per quel che riguarda i nuovi insediamenti noi daremo il via libera in un solo giorno», aggiungendo sull’ex Mediterraneo: «Stiamo aspettando la risposta della società a quello che per noi resta un punto fermo: la struttura deve rimane alberghiera con una parte dedicata ai servizi. Insomma niente appartamenti. Certo anche in questo caso non è che si può andare avanti all’infinito: adesso chiederemo alla Porto di ripristinare i giardini così come li hanno trovati. È impensabile che Marina rimanga in queste condizioni anche per la stagione estiva ormai alle porte».
Ma ovviamente, nel comune degli sprechi e degli interessi, lo status quo permane, con quattro alberghi (Marble, Mediterraneo, Margherita, Maestrale) ormai da anni chiusi. Lasciando la città carente di strutture ricettive per il turismo e con un mostro, il Marble Hotel, che da ben venticinque anni “accoglie” i passanti all’ingresso dell’autostrada: simbolo di una città governata da incompetenti e da una persitente presenza mafiosa.
I due casi più spinosi e controversi sono quelli del sopracitato Marble e dell’ex hotel Mediterraneo.
Il secondo tre anni fa è stato raso al suolo: al suo posto doveva nascere un albergo extralusso, con negozi e uffici, progettato dall’architetto svizzero Mario Botta, l’archi-star che ha curato, fra l’altro, il restyling della Scala di Milano. Ma il progetto del nuovo hotel Mediterraneo, in via Genova, pieno centro, a due passi dal porto di Marina di Carrara, è bloccato. Così come lo sono i lavori, nel maxi cantiere davanti alla sede del distaccamento della Polizia muncipale e della Circoscrizione. La recinzione rimane, e anche il cartello con la scritta «Lavori in corso».
Ma dentro non si vede anima viva. Solo una spianata con le fondazioni che spuntano, come tanti steli d’acciacio. Ormai la gene che passa quasi non ci fa quasi più caso: ci sono state, sì, le polemiche. Ma il cantiere è ormai così da anni. La proprietà dell’ex Mediterraneo, un colosso come la Porto spa dell’armatore Enrico Bogazzi, ha ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con il Comune. Perchè, per motivi economici, la crisi ha colpito anche lì, la Porto ha chiesto di trasformare le 24 residenze turistico alberghiere (Rta) in appartamenti; lasciando inalterato il corpo centrale dell’hotel. Una proposta a cui l’amministrazione Zubbani ha risposto con un secco «no». E così i lavori si sono improvvisamente bloccati. Gli operai sono spariti. Il cantiere sembra proprio abbandonato. Le posizioni, quelle della proprietà e del Comune, nel frattempo non sono cambiate, anzi siamo ancora al «muro contro muro». Da una parte la Porto, attraverso il suo direttore dei lavori, l’ingegner Giuseppe Fruzzetti (nome che ritroviamo praticamente ovunque nel comune e nelle sue partecipate), ha presentato tutta la documentazione e le varianti per trasformare le Rta in appartamenti. Dall’altra c’è l’amministrazione che non ha alcuna intenzione di cedere: al posto del Mediterraneo deve rinascere un albergo. E basta.
Intanto il tempo passa e Marina di Carrara si ritrova con al suo centro una voragine, senza alla vista nulla di concreto.
Ancora più spinoso è il caso del Marble.
Arrivando a Carrara non puoi fare a meno di vederlo, situato com’è accanto al casello autostradale. Aprima vista lo diresti uno dei tanti cantieri edili destinati a costruire un mega albergo: i tubi innocenti a tenerne in piedi lo scheletro e una gru altissima a svettare su tutto. Peccato che il tutto sia lì da 25 anni. E peccato che nel frattempo lo Stato abbia versato per realizzarlo 8 miliardi e 300 milioni di lire del contribuente che, rivalutati, oggi varrebbero oltre 8 milioni di euro. Uno scandalo. Se c’è un biglietto da visita per raccontare gli sprechi di denaro pubblico in Toscana, la vicenda del Marble Hotel di Carrara è paradigmatica. Un mega progetto di 9.000 metri cubi, che prevedeva 150 camere, sale ristorante, discoteche, aree fitness e un garage di 3.500 metri quadri, e che invece dal 1988 è soltanto uno scheletro di cemento, tubi di ferro e acquitrini proprio all’ingresso della città. Uno schiaffo in faccia alla buona amministrazione dei soldi statali. La vicenda che lo riguarda ha inizio nel 1988.
Quando un architetto del posto, Silvestro Telara, avvicinò il proprietario del terreno, l’imprenditore Clemente Benedetti, presidente della Scaviter. «Venne da me — ha raccontato Benedetti al pm — e mi disse: perché non me lo vendi? Poi facciamo assieme una società ed edifichiamo un albergo. Ho io gli appoggi politici per ottenere i fondi di Italia ’90». Uno avrebbe potuto obiettare: ma come facciamo a ottenere i soldi per Italia ’90 (i Mondiali di calcio del 1990) se la partita più vicina si gioca a Genova e dunque a 105 chilometri da qui? Ma quella era l’Italia del pre-Tangentopoli, dove tutto sembrava possibile e niente punibile. Così si aprì il cantiere in tutta fretta e si gettò il primo cemento.
I soldi pubblici arrivarono puntuali in tre tranche: 8 miliardi e 256 milioni di vecchie lire. Come sia stato possibile ottenerli con tanta facilità, lo si capirà seguendo questa storia. La proprietà del Marble Hotel infatti, nel frattempo era passata di mano. A tirare le fila non era più la Scaviter di Benedetti ma la società Orcagna Costruzioni, entrata nel consorzio con l’82%, delle quote. Secondo una relazione dei carabinieri, questa sarebbe stata riconducibile ad ambienti oscuri quali la camorra, abile a inserirsi nelle maglie larghe delle commissioni che determinavano l’erogazione dei fondi di Italia ’90. Ricordiamo, a proposito di infiltrazioni mafiose, l’assasinio dell’ingegner Dazzi, impegnato nel progetto dell’hotel (all’epoca presidente dell’agenzia immobiliare Caprice, coinvolto anche nel progetto della strada dei marmi), fatto saltare in aria nella sua macchina, a quanto pare dalla banda della magliana per un regolamento di conti dovuto ad un mancato pagamento al mafioso Giuseppe Mignani. Fatto sta che il consorzio, dopo aver incassato i soldi, iniziò a porre obiezioni al progetto finché tutto si bloccò.
Il consorzio fallì, lasciando la struttura incompiuta così com’è oggi. Qualche speranza era arrivata nel 2003, quando, dopo 5 vendite all’incanto andate deserte, la struttura fu acquistata per un milione e 800mila euro dalla Versilhome. Questa, dopo aver riaperto il cantiere nel 2008, ne aveva promesso il completamento nel 2012. Ma una serie di nuovi intralci hanno fatto sì che ancora oggi il Marble Hotel più che un’occasione di investimento, rappresenti un monumento allo spreco. A indicare, con il suo scheletro corroso dal vento marino e dall’incuria, come ci si diverta a sprecare inutilmente i soldi del contribuente.