Le cave ai carrarini: i monumenti della città ora parlano

Un blitz notturno. E anche i monumenti carraresi “si ribellano”: nella notte tra lunedì 2 e martedì 3 febbraio su alcune sculture simbolo della città sono apparsi una serie di cartelli esplicitamente ispirati alla protesta dell’Assemblea permanente contro l’amministrazione.

Nessuna rivendicazione, beninteso, ma la firma è chiara anche senza bisogno di troppe spiegazioni. Anche se a parlare sono proprio i monumenti, ambasciatori silenziosi di cartelli con scritte in stampatello rosso acceso. Una macchia di colore sul marmo, spesso consumato. Un grido, quello sul bassorilievo in memoria dell’anarchico Alberto Meschi, il sindacalista che ha portato l’orario dei cavatori, portandolo a sei ore. Il cartello sembra fissato sul cuore: «Le cave ai carrarini». Una battuta ironica, quella del cartello sulla fontana della Moretta: «I man cavat anche le mutande» (Mi hanno levato anche le mutande).

Altri cartelli sul busto di Savonarola, sul Gigante e su Garibaldi il vessillo dell’assemblea che ha presidiato per due mesi palazzo comunale. Solo tre parole: «Carrara si ribella».
I monumenti parlano, o meglio hanno parlato per una mattinata intera, prima che venissero rimossi. Sul ponte delle Lacrime la data dell’alluvione del 2003 e la scritta: «Sulle onde del Carrione Zubbani per paura di me si mise la cera nelle orecchie». Una protesta silenziosa che arriva dopo i cortei, dopo i tour del degrado, dopo lo sgombero del Comune.

Che ha sortito il suo effetto.

Un pugno nell’occhio. Un grido di dolore che la città ha affidato alle sue sculture. A quel marmo impresso nel Dna di Carrara che per qualche ora ha ospitato la voce del dissenso. E così “Il Gigante” di piazza del Duomo, il monumento a Garibaldi nei pressi del teatro degli Animosi, la “Moretta” di Corso Rosselli, il monumento ad Alberto Meschi di Piazza D’Armi e quello a Beatrice D’Este di piazza Alberica sono diventati veicolo della protesta post alluvione contro il sindaco e la giunta, con scritte contro la gestione del lapideo, attacchi al sindaco Zubbani e la sua giunta, chiaramente ispirate agli slogan spesso usati dagli ex-presidianti.

le cave ai carrariniUno dei cartelli che più ha colpito la città, al suo risveglio. è stato quello sul monumento di Alberto Meschi, in piazza D’Armi. Perché in quel bassorilievo l’anarchico carrarese tiene il braccio alzato. La bocca socchiusa in un grido.
Sembra davvero che sia lui a urlare quello slogan. Lui, l’anarchico che ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia libertaria di Carrara. Il sindacalista che conquistò l’orario di sei ore per i cavatori. Adesso, con il cartello in stampatello rosso, diventa il portavoce di una richiesta che a Carrara hanno urlato più volte. Nelle assemblee, nei cortei lungo la città, nelle richieste presentate a più riprese alla giunta. Perché la partita delle tariffe del marmo, dei tavoli con gli industriali e le associazioni, si gioca nei palazzi. Nelle stanze dei bottoni. Ma non nella pancia della città: quella che ha ridato la parola, o meglio la scrittura, al sindacalista del monte, Alberto Meschi.

E nulla nel blitz dei cartelli è stato lasciato al caso. La fontana della Moretta “dice”: «Mi hanno tolto anche le mutande». La scultura si trova sotto al palazzo storico di via Rosselli dove, poche settimane fa, ha chiuso i battenti un circolo storico, quello della Moretta, che ha segnato i fasti della città che fu. Un’altra serranda abbassata nel centro storico. Un palazzo storico che ha perso la sua funzione. Ed ecco che la Moretta (così tutti chiamano la scultura dentro al fontana) si lamenta. Coprendosi con le mani il basso ventre.

Nulla è lasciato al caso. E non è un caso che sul ponte delle Lacrime, c’è un richiamo all’alluvione. Quella del 2003 dove perse la vita Idina Nicolai. Una vita umana spezzata per la quale nessuno ha pagato perché il processo è finito con la prescrizione.

Dall’Assemblea permanente non è arrivata alcuna conferma sulla “paternità'” dell’iniziativa.
L’affissione non ha danneggiato in alcun modo le opere e i cartelli sono stati fermati con del normalissimo scotch. Sono rimaste le foto. E quelle parole che, nella fredda mattina di ieri hanno dato una scossa alle coscienze. Hanno fatto sorridere ma anche riflettere. Hanno creato un ponte fra la storia della città e il suo presente. Nel segno del marmo e delle sculture.

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By Assemblea permanente Carrara

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