Da “Il Tirreno” del 28 marzo 2015
Era diventata una delle piazze-gioiellino del centro: il monumento a Garibaldi ripulito, blocchetti di marmo come sedute lungo il corso, alberelli e aiuole verdi. Andiamo a vedere com’è ridotta adesso piazza Garibaldi. E corso Rosselli. E sono così dal gennaio 2013: eppure i lavori avrebbero dovuto durare diciotto mesi. Chi ha un’attività nella zona non ne può più. Certo, c’è un cantiere in corso e nessuno mette in dubbio la bontà di quei lavori: servono a restituire alla città l’ultimo teatro che possiede, gli Animosi. Ma c’è modo e modo di tenere un cantiere. Richieste e proposte, sollecitazioni e segnalazioni all’Amministrazione comunale sono sempre cadute nel vuoto: perché?
Chi ha un’attività chiede, innanzitutto: l’arretramento del perimetro del cantiere in modo tale che il marciapiede di corso Rosselli venga liberato; i blocchetti di marmo potrebbero così essere riposizionati, la strada sgomberata e corso Rosselli potrebbe essere incluso nelle manifestazioni cittadine (di piazza Alberica, per esempio), anziché essere tagliato fuori – isolato, dimenticato – come accade da più di due anni. Chiedono che venga anche rimossa la scultura “Il Giocoliere” dell’architetto Alessandro Giorgi: «non ce ne voglia l’autore – dicono – ma costituisce un vero e proprio “tappo”»; del resto quella scultura avrebbe dovuto rimanere lì solo temporaneamente. Per sollecitare la rimozione è stata promossa anche una petizione, consegnata a sindaco e assessori ad inizio novembre.
Già molto tempo fa alcuni commercianti avevano chiesto la riduzione del perimetro del cantiere. «Quando il cantiere venne inaugurato – descrive Iris Incerti del centro estetico Charme – la nostra attività e la libreria accanto erano completamente coperte. Tra la rete e l’edificio non passava un ombrello aperto. Chiedemmo se era possibile farla arretrare di un poco. Parlammo con l’assessore Massimiliano Bernardi: presente era anche la responsabile del cantiere. Ci venne detto che era impossibile. Motivo? La sicurezza dei cittadini e degli operai. Ebbene, dopo la tempesta di vento di inizio marzo il perimetro è stato ridotto: è stata liberata la palma e l’aiuola di fronte a noi. Come è stato possibile? Se tu disegni un perimetro per garantire sicurezza, non lo modifichi. Se questa modifica, che prima non si poteva fare e che adesso è stata fatta, fosse stata eseguita prima, noi non avremmo sopportato tanti disagi, la libreria non si sarebbe trasferita a Marina (era impossibile per la titolare portare avanti le sue attività ricreative) e Carrara non avrebbe perso un’altra attività non solo commerciale ma anche culturale».
Se è per la sicurezza non c’è modifica che possa essere fatta «a meno che – osserva Alessandra Andrei di Ina Assitalia – tu il cantiere non lo usi per parcheggiare le auto o come deposito». Come è possibile che all’interno di un cantiere vengano parcheggiate auto? E non parliamo di veicoli da lavoro, ma di auto private, come testimoniano numerose fotografie che ci vengono mostrate. «Senza contare – aggiunge Andrei – che i camion scaricano materiale anche fuori dal cantiere. Sono più di due anni che viviamo tappati, che subiamo atti vandalici (ci hanno rotto anche i vasi di marmo), che al mattino al portone troviamo di tutto». Eppure i cantieri di solito servono a restituire dignità ai luoghi, non a farli precipitare nel degrado.
Da “Il Tirreno” del 28 marzo 2015