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Barattini e Braglia: minacce e silenzi

Minacce: ce chi le fa e chi le subisce. Chi dovrebbe controllare latita mentre i latitanti la fanno da padrone, in un sistema fin troppo "trasparente".

Durante la proiezione di “Le Apuane in Pericolo” dell’8 novembre scorso, a un certo punto sono partiti degli applausi… Piuttosto sarcastici, per la verità. Era infatti il momento in cui l’industriale del Marmo Franco Barattini, davanti alle telecamere di Arté, proferiva queste parole:

“Son partito da zero, sottozero, il più povero del mondo ero io, ma io ero il più ricco, perché io, grazie a Dio, ho avuto sempre la salute e la volontà di fare, e quella non me la toglie ne-ssuno! Ne-ssuno! Non me la toglie ne-ssuno… Quella non me la toglie nessuno.
PASSO SOPRA A QUALSIASI CADAVERE, IO PASSO SOPRA A QUALSIASI CADAVERE.
L’ho già detto: chi tocca il mio lavoro… IO CI PASSO SOPRA”

Franco Barattini

Una minaccia neanche troppo velata che il Barattini esterna verso chiunque osi toccare il suo lavoro. Roba forte. E magari da leggere su qualche quotidiano, vista la grande partecipazione del pubblico e la portata stessa dell’argomento esposto.

Franco Barattini a "Il Tirreno" 10/11/19
L’articolo del 10 novembre 2019

E invece no. O meglio, quello che ieri mattina 10 novembre è uscito su “Il Tirreno” di Carrara ha un che di surreale. “La Nazione” era ovviamente NP, ma dalla Cri.Lo. non ci si aspetta più di tanto.
Insomma, sulla cronaca di Carrara fa capolino questo articolo a firma di David Chiappuella e già il titolo la dice lunga sull’edulcorazione. Da “Passo sopra a qualsiasi cadavere” si passa (perdonate il gioco di parole, ndr) a “Dovete sapere che io non mi fermerò”. Parole neanche mai pronuciate dal Barattini in quel video.
Che il Chiappuella si sia momentaneamente dimenticato di fare il suo mestiere? Era lì, tra l’altro.

Non solo il titolo è fuorviante, quasi negazionista. A leggere l’articolo sembra di avere davanti un collage di virgolettati, sui quali è stato costruito il pezzo. Niente informazioni utili, niente sui cadaveri, niente sulle rese dei blocchi di marmo in percentuale rispetto l’escavato. E si è pure visto che il Barattini, su tre cave, non raggiunge neanche il 15%… Sommandole.
Sul giornale ci si aspettava una foto come questa. Per chi se la fosse persa, eccola qua:

Percentuali, va sottolineato, che già in questo momento non dovrebbero consentire loro il proseguo dell’attività. Chiusa la parentesi.

Massimo Braglia
Massimo Braglia

Un piccolo particolare: il titolo – di prassi – non lo fa il giornalista che scrive il pezzo ma il redattore. Ovvero Massimo Braglia, un giornalista che – prima di essere spostato a Livorno (e non per sua volontà, ndr) – era stato artefice di editoriali particolarmente duri nei confronti del Zubbani bis (soprattutto dopo l’8 novembre 2014, ndr), oltre ad aver dato (forse troppo) spazio ad articoli che trattavano di sistemi economici “sospetti” all’ombra (e fra) le Apuane. “Sospetti” perché rimandano pericolosamente al modus operandi delle criminalità organizzate, per intenderci.

D’altronde, è ovvio cosa si intenda per “passare sopra un cadavere”, in questo contesto. Chi tocca il lavoro di Barattini, che sia un funzionario di controllo o un cittadino attivo, verrà prima steso (leggi ucciso, ndr) e poi via col passarci sopra e andare oltre… In pieno stile mafioso.
D’altronde qui viene ben spiegato il significato:

essere pronto ad azioni o decisioni incontrastabili e senza scrupoli, essere pronto a tutto.

https://www.larapedia.com/cosa_vuol_dire/passare_sul_o_sopra_il_corpo_sul_o_sopra_il_cadavere_di_qualcuno.html

Il meglio però deve ancora venire. Il giorno dopo 11 novembre (oggi per chi legge, ndr) su “Il Tirreno” esce un trafiletto di riparazione con foto della frase incriminata di Barattini, riportata sommariamente senza dare molte altre spiegazioni.
La minaccia diventa “frase che fa discutere”, e chiuso l’argomento. Ecco servita la famosa toppa che è peggio del buco.

Operazione Drago
L’Operazione Drago

Purtroppo il modo in cui quella redazione tratta certi argomenti scomodi è ormai ben consolidato. Ne abbiamo avuto prova nel periodo dell’Operazione Drago (di cui si parla qui, ndr) nel novembre 2018, dove la nostra provincia ha scoperto che ‘Ndrangheta e Camorra avevano creato un sodalizio nell’ambito delle estorsioni. Con tanto di pluriomicidi e assenteisti della Provincia di Massa Carrara.

Il manipolo di idioti
Il manipolo di idioti

Eppure è strano. Qualche mese prima prima un certo manipolo di idioti (di cui abbiamo parlato qui, ndr) andava dal Prefetto perché starnazzava che “a Carrara la mafia non esiste” e cercava la sponda istituzionale del caso.
Col senno di poi, lo scopo era più raffinato: scalfire la credibilità di Carrara Assemblea Permanente, screditando movimenti antimafia e bulloni svitati.
In mezzo a loro, anche socialisti e ordinovisti… Ma questa è un’altra storia che meriterà i suoi spazi, prossimamente.

Nello stesso giorno, da queste pagine usciva l’articolo “MARMO IN BORSA: ANELLO TRA ANDREANI, FRANCHI E MAFIA?” (che si invita a leggere con attenzione, soprattutto dopo le notizie di questi giorni, ndr).
Il pezzo non passa inosservato: la pagina Facebook di Carrara Assemblea Permanente riceve un messaggio privato, proprio dal redattore de “Il Tirreno” Massimo Braglia.
E cosa chiede? Semplice: chi ha scritto il testo.

M.B: Ciao posso parlare con chi ha scritto il testo?

A.P: A che proposito?

M.B: Sono un cronista del Tirreno

A.P: Lo sappiamo bene. Riguardo chi l’abbia scritto, è facile intuire che sia stato scritto da più mani… si immagina che sia il frutto di collaborazione con diverse realtà operanti nell’ambiente… sia del territorio che fuori zona. piuttosto, come mai avete pubblicato la notizia della volontà di quotare in borsa aziende del lapideo? Si fa inoltre presente che le informazioni contenute nell’articolo vengono per la maggior parte da articoli proprio del Tirreno…

M.B: Ok. Era per capire se di questa società a Malta avete estremi. Ovviamente io sono tenuto al segreto professionale …

A.P: E se si conoscessero gli estremi della fiduciaria, li pubblichereste? Come pubblichereste la storia? o è solo per cultura personale l’interessamento? Curioso che di quanto esposto, vi risulti interessante conoscere i dettagli di questa società. A proposito di società, mi ripeto, come mai avete pubblicato la volontà di entrare in borsa così in anticipo?

M.B: Era una notizia. Comunque il vostro appello pubblico mi interessa e lo pubblico.

E come potete ben immaginare, l’articolo che si era impegnato a pubblicare non vide mai le rotative. Manco online, nada.

Silenzio

Come accennato prima, l’uscita dell’articolo di AP era concomitante con l’Operazione Drago. Pertanto “Il Tirreno” aveva dedicato i primi tre giorni a descrivere particolari, accennare rapporti, pubblicare intercettazioni, eccetera. In quegli articoli l’aggettivo “mafioso” era ricorrente, ‘Ndrangheta o Camorra che fosse: quello era il sistema, quello era il suo nome.
Poi, dopo il quarto giorno dall’operazione drago, il silenzio. Più totale. O meglio, qualche trafiletto di circostanza senza foto ma nulla più.

mano con telefono

Come mai questo ammutolirsi delle penne? Forse perché in redazione è arrivata una telefonata dove si invitava caldamente a non scrivere più sull’argomento altrimenti qualcuno “non avrebbe più camminato sulle sue gambe”? Se così fosse, si tratterebbe dell’ennesima intimidazione ad opera della stessa cricca. E se così fosse, una testata giornalistica che abbia ricevuto delle minacce dovrebbe esporsi e denunciarne pubblicamente l’accaduto.
Ciò però non avviene, e la cosa stimola la nostra curiosità. Soprattutto quando si scopre che il presidente della Fondazione “Antonino Caponnetto” Salvatore Calleri – venuto a conoscenza dell’intimidazione – abbia contattato telefonicamente il Braglia per esprimergli solidarietà e avere più informazioni al fine di potergliela esternare pubblicamente attraverso la Fondazione. Ma soprattutto per la risposta inaspettata: Braglia infatti chiede l’assoluto riserbo e di non pubblicare la notizia, dato che anche “Il Tirreno” non ne avrebbe fatto parola. E così è stato.

Rotative

Ma perché così è stato? Forse il Braglia abbia temuto per sé, i suoi collaboratori o la sua famiglia? Oppure che il Braglia forse conoscesse l’interlocutore della famosa telefonata?
Entrambi gli scenari sono plausibili. Soprattutto il secondo, visto che gli introiti pubblicitari con cui la testata si alimenta localmente giungono spesso e volentieri attraverso faccendieri mandati da personaggi molto influenti nella costa (e al monte), oltre che da attività commerciali notoriamente soggette alle infiltrazioni della criminalità organizzata (es. aste giudiziarie, servizi funerari, ecc). Questi faccendieri, apparentemente innocui nella loro manifesta stupidità, sono in realtà dei veri e propri portatori d’interessi quando si muovono per conto dei loro capi. E tutti questi capi confluiscono poi in un vero e proprio comitato d’affari, una lobby come quella descritta nell’articolo “MARMO IN BORSA: ANELLO TRA ANDREANI, FRANCHI E MAFIA?”.

Occhio Massonico della Provvidenza

Forze dell’ordine (agli alti livelli, ndr), pezzi della società civile (professionisti, avvocati, tributaristi, ecc) nonché delle istituzioni (coordinatori politici provinciali/regionali, sindaci, sottosegretari, parlamentari e senatori, ecc). Tutti insieme appassionatamente, con il placet della massoneria (di rito inglese, ndr) e la garanzia della mano armata della criminalità organizzata.

Calogero Antonio “Antonello” Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia.

Talenti? Beh non proprio, visto che un sistema analogo – il “Sistema Montante” – è stato scoperto ed ampiamente descritto nelle cronache degli ultimi mesi. Anzi, proprio nello stesso periodo in cui nasce l’operazione Drago. La cosa più avvilente è che in Sicilia le redini di questo sistema erano tenute nientepopodimeno che dal baluardo dell’antimafia ed ex presidente di Confindustria Sicilia Calogero Antonio Montante. La speranza è che da noi la faccenda non sia così analoga, visto che i report sulla colonizzazione delle mafie in terra Apuana parlano da soli e visto che il referente locale è stato un certo Aldo Giubilaro (di cui parleremo più avanti, ndr).
E proprio per questo ci si chiede quali provvedimenti abbiano preso i rappresentanti delle forze delle ordine locali per contrastare questi fenomeni. Oltre che naturalmente alle istituzioni, dalle quali ci si aspetta invece un’azione di prevenzione delle infiltrazioni mafiose al loro interno.

Barattini sopra ruspa

D’altronde, è un sistema complicato. Trasparente quasi. Ma come tutti i sistemi, ha bisogno di menti raffinate e individui grezzi, da utilizzare alla bisogna. Ecco perché dunque un Franco Barattini diventa – magari a sua insaputa – un utile idiota. Che passa sui cadaveri di chi tocca il suo lavoro.

Continua…

Assemblea permanente Carrara
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