“E meno male che ci ha pensato la cava a ripristinare il tutto altrimenti era chiusa anche a ferragosto” cit. Alberto Dell’Amico del 30/03/2018
Invece – e purtroppo – la strada è di nuovo franata (19/4/2018) e starà chiusa un bel po’. La “toppa” sembra non aver retto, e ha di nuovo fatto pluff!
La realtà dei fatti conferma i dubbi denunciati da Assemblea Permanente in data 24 marzo 2018 (qui l’articolo). Le nostre supposizioni da visionari non sembrano essere cosi infondate, dunque.
Le considerazioni sollevate riguardavano le responsabilità da accertare e i dubbi sul metodo utilizzato nell’affidare la realizzazione del progetto – e lo svolgimento delle opere – alla stessa ditta che molto probabilmente ha causato il danno, la IN.GRA srl.
Perché responsabile? Evidentemente le acque nell’area della cava sovrastante la frana non sono state regimate a dovere. Portandole dunque a cercarsi un percorso proprio sotto la nostra strada. Come dimostrano i molti filmati in rete, oltretutto. Questo deflusso dovrebbe essere regimato in modo da non riversare sulla carreggiata fiumi di fango e detriti, ad ogni pioggia.
Comando di Polizia Municipale, Settore marmo del Comune, geologa Chiara Taponecco. Come hanno potuto studiare opportunamente il sito e dare il loro benestare al progetto di ripristino in soli 7 giorni? E com’è stato possibile eseguirlo in soli due giorni? Forse che i professionisti e le ditte che – per situazioni analoghe – impiegano settimane (o mesi) per svolgere tali opere siano degli incompetenti?
Riepiloghiamo: delibera n°246 di incarico, emessa il 24 marzo 2018. Il 28 marzo arriva dal Comune il nulla osta al progetto presentato dalla Ditta della cava 175. La cava viene incaricata di operare su di una strada pubblica, di competenza comunale. Il 30 marzo, come per magia, si apre il transito a senso alternato, in attesa di completare il ripristino.
Ammettiamo che le opere siano state eseguite secondo il progetto. Quest’ultimo sembra essere firmato dal sempre più noto Ing. Massimo Gardenato. Gardenato finì a processo per l’alluvione del 2003, insieme a molti altri. E sempre per “scarsa o insufficiente regimazione delle acque” o “occupazione abusiva di alveo dei torrenti, etc”. Ovviamente il tutto finì a tarallucci e vino, come da tradizione italica. Liberi tutti quindi, ma solo grazie alla prescrizione dato che la relazione della CTU del Tribunale attribuiva alla “cattiva gestione dei ravaneti e delle terre in cava” la causa della stessa alluvione del 2003. E purtroppo anche della “scomparsa prematura della vittima che ci fu a seguito di quell’evento”. Tale perizia resta valida nonostante i “santi in paradiso” e la magistratura italiana. Dunque i tecnici coinvolti non dovrebbero scaldarsi troppo se vengono sollevati dubbi, perché i danni sono sempre a carico dei cittadini.
Un’altra osservazione – parlando di accorgimenti presi – riguarda gli attraversamenti degli scarichi dei tombini nella carreggiata, ubicati poco più a monte della frana. Essi non rappresentano una soluzione adeguata, tanto meno se non si interviene sulla vera causa di tutto. Dalla cava sovrastante la frana, infatti, tutta l’acqua dell’area di cava viene indirizzata verso il primo tombino. Nel mentre, si porta dietro ogni tipo di detrito e terre fin sull’asfalto (invadendo tutta la carreggiata, ndr). Da lì l’acqua ha creato un nuovo percorso sotto il manto stradale (a bordo via, ndr), compromettendo la sicurezza di chi percorre questa strada. La quale, va ricordato, riscontra un intenso transito a fini turistici. Con la conseguenza di far passare ancora i camion attraverso i paesi a monte, come Miseglia. Intensificando quindi il traffico anche nella zona di Torano.
Di fatto riavremo un’unica strada di discesa da tutti e tre i bacini. Mescolando un intenso traffico “civile” e turistico con i mezzi pesanti, tutti saranno esposti a rischi notevoli. Se si volessero portare i camionisti a pretendere loro stessi la regolarità in cava, a questo punto bisognerebbe non permettere più il transito dei camion. Almeno finché la Procura non avrà terminato il suo lavoro.
Nel frattempo si invita l’Amministrazione a verificare la possibilità di creare un passaggio provvisorio per coloro che vivono e lavorano a Colonnata, per gli autobus ed i mezzi di soccorso. Anche se ciò comportasse di attraversare l’area di cava sovrastante – questo sì – a spese della cava.
Mentre per la frana scorsa si erano prospettati diversi scenari possibili (con la scelta ovvia del peggiore), in quest’ultima ne vediamo solo uno percorribile:
Denunciare in Procura tutta la faccenda.
Se il Comune – e chi lo amministra – vuole dimostrare la sua buona fede, deve sporgere denuncia. Se davvero ha agito al solo fine di restituire la strada il prima possibile, ovviamente. In questo modo saranno gli organi competenti a fare luce sulla vicenda, nelle sedi opportune.
Anche se riteniamo che in questo caso le responsabilità siano evidenti, persino agli stessi blocchi di marmo.
Assemblea Permanente Carrara