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Il Frigido? Bomba a orologeria pronta per esplodere

foce frigidoStudi su studi sul rischio idraulico commissionati e rimasti nel cassetto. Che tradotto significa: fiumi di soldi pubblici usati solo per alzare la polvere. Un j’accuse rivolto agli enti locali arrivato giovedì pomeriggio dalle Stanze del Guglielmi, dove ha preso vita un incontro organizzato da Italia Nostra proprio sul rischio idraulico. Ambientalisti e tecnici si sono confrontati per cercare di capire come affrontarlo «con lungimiranza ed efficacia», proponendo soluzioni ma soprattutto chiedendo a gran voce alla politica, accusata di immobilismo, di «fare qualcosa».

«Anch’io – commenta l’ingegnere Carlo Milani – ho consegnato studi, sempre pagati profumatamente dalla Provincia, che sono rimasti nel cassetto. E intanto le portate dei fiumi aumentano e bisogna commissionare altri studi. E poi i fiumi continuano a esondare».

In altre parole: vengono spesi più soldi negli studi («spesso incomprensibili e non ben fatti come le carte del rischio idraulico dell’ingegner Settesoldi», dice e critica Milani) che negli interventi.

Certo è che anche in questo campo si scontrano metodologie e linee di pensiero diverse. E l’incontro di giovedì ne è stata una conferma. Se tutti condividono infatti il fatto che il rischio idraulico nel territorio comunale sia altissimo, le soluzioni proposte sono spesso opposte.

Per il Frigido ad esempio, considerata «una bomba a orologeria pronta a esplodere», c’è chi sostiene che per eliminarne il rischio idraulico bisognerebbe fare una continua manutenzione e allargare gli argini e chi invece, come il geologo Riccardo Caniparoli, sostiene che «bisogna rispondere alla natura con la natura, ogni intervento umano- dice – è nocivo». Secondo il geologo «è inutile togliere i detriti, perché dopo due giorni si ridepositano nel letto del fiume, e non bisogna costruire argini»; per cancellare il rischio idraulico «bisogna eliminarne le cause».

Ché in questo caso, sempre secondo Caniparoli, è un pennello sulla foce del Frigido. Quel pennello, fino al 2003, era qualche metro verso Viareggio e solo nel 2011 è stato spostato lato Carrara sulla foce allungandola e causando, secondo il geologo, l’insabbiamento del corso d’acqua. Il problema del Frigido in altre parole sta alla foce. Una sorte simile a quella del torrente Carrione a Carrara dove la causa del rischio, secondo Caniparoli, sarebbe il piazzale del porto.

«Hanno costruito una diga sotterranea – spiega il geologo – che blocca la foce, anch’essa sotterranea, del fiume, provocandone quindi lo straripamento». E anche qui il mantra del geologo è lo stesso: no alla costruzione di argini. Su un aspetto però c’è unanimità: la contingenza del rischio.

«Non possiamo rimandare ancora – spiega Milani – Ed è un peccato che a questo incontro non abbiano partecipato gli amministratori, quelli cioè che devono decidersi a intervenire». Insomma, Italia Nostra (e non solo) sollecita una svolta decisa nelle progettazioni e negli investimenti sulla sicurezza idraulica e idrogeologicadel nostro martoriato territorio. Il confronto è aperto, a partire dalla carte che accompagnano il piano strutturale di Massa.

Leggi l’articolo: Il Tirreno

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