sabato, Maggio 3, 2025
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Le belle arti non bastano: l’Accademia resta fuori dalla rete dei musei

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L’Accademia di belle arti non è presente nella rete dei musei dedicata alla famiglia Malaspina: scoppia la polemica. Ritorna attuale una bagarre iniziata due anni fa: se prima mancava il Museo del marmo nella rete espositiva organizzata dalla Provincia, «Terre dei Malaspina e delle statue stele», giustificata dagli organizzatori dal fatto che non rientrasse prettamente nel tema del progetto, adesso viene fuori una nuova polemica: «Perché – scrivono alcuni carrarini infuriati – palazzo Cybo Malaspina, oggi sede dell’Accademia di Belle arti non rientra nel progetto? Siamo cittadini di serie B che non meritiamo di essere menzionati assieme ai musei di Massa, Lunigiana, Montignoso? Cosa fa la nostra amministrazione per evitare questi distinguo?».

Così chi da fuori cerca su Internet i musei della nostra zona, sarà dirottato in Lunigiana e altrove e non verrà mai in città. Grazie alla miopia di istituzioni che non comunicano e di vertici dell’Accademia che sembrano assopiti. L’assessore alla Cultura Giovanna Bernardini, interpellata, getta la palla in mano all’Accademia e ci invita a chiamare a palazzo Malaspina. La polemica è tornata alla ribalta più forte che mai ed è destinata a riportare il gelo tra Palazzo ducale e piazza II Giugno. Ci separano 5 chilometri da Massa, ma sembra che abbiamo più dialogo con città più lontane, vedi San Pietroburgo e il suo Hermitage, con i suoi marmi.

Il palazzo oggi ospita la sede centrale dell’Accademia di belle arti. All’interno di esso si trovano: nella sala delle colonne, la biblioteca d’istituto, che conserva due edizioni originali dell’”Encyclopédie”; nella sala dei nobili è presente la più completa marmoteca nazionale esistente; negli appartamenti privati del principe, gli archivi antiquari locali, la raccolta bibliografica lunigianese dei conti Del Medico, l’archivio Zaccagna e l’Emeroteca apuana; i resti delle antiche collezioni artistiche del palazzo (una pinacoteca, una raccolta di sculture con opere dei maestri dell’Accademia come Tenerani e Dazzi, e una gipsoteca, con gessi di Canova, Tenerani, Dazzi, Finelli, Fontana e copie dei Gessi Vaticani conservati al Louvre).

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