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Ex Rumianca, Zubbani: “niente ricorso”, consigliarono i legali

Rumianca 02Anche su questa vicenda denunciata dall’Assemblea Permanente durante il consiglio Comunale del 29/12/2014, il signor Zubbani si nasconde dietro al parere dei legali del Comune di Carrara, che avrebbero consigliato al primo cittadino di non ricorrere in Cassazione per cercare di ottenere il maxi-risarcimento di 235 milioni di euro.
Riportiamo le motivazioni che indussero il Ministero dell’Ambiente a presentare ricorso in Cassazione contro Eni per il caso ex Rumianca – a differenza dell’amministrazione carrarese – e ci chiediamo chi siano gli avvocati che diedero un così scellerato consiglio al sig. Zubbani, che ha così dimostrato (ancora una volta) tutta la sua debolezza politica. a scapito della cittadinanza.

Il dettagliato ricorso del Ministero dell’ambiente, presentato attraverso l’Avvocatura dello Stato, mira invece a far riconoscere la responsabilità delle società perché, si afferma fra l’altro, «secondo principi ormai consolidati, il danno risarcibile non si identifica con i danni prodotti a singoli beni di proprietà dell’amministrazione, ma con quelli prodotti all’ambiente in sé e per sé considerato. Si tratta di un danno che non si esaurisce nel tempo in cui è compiuta l’attività che produce l’inquinamento, ma che ha carattere e natura permanenti, perché perdura fino a quando non si sia provveduto a rimuovere le sostanze disperse nell’ambienti, in adempimento di un obbligo legale che grava sull’autore della contaminazione». Altro aspetto su cui insiste l’Avvocatura, è che «le imprese che si succedono, fisicamente o giuridicament,e nel diritto, possesso o detenzione di un sito contaminato non possono invocare a propria discolpa il fatto che l’inquinamento sia imputabili a precedenti attività sul sito». Tanto più che in quel sito l’inquinamento era notorio. E ancora: i giudici genovesi non avrevvero tenuto alcun conto della consulenza tecnica dei periti del giudice istruttore del tribunale di Genova, che ricordano la presenza diffusa di arsenico, piombo e cadmio, gessi provenienti dalla produzione di acido citrico, mercurio, atrazina, fitofarmaci, rame, pesticidi clorurati e fosforati, clorurati alifatici e aromatici. La bonifica, si ricorda, per ora è completa solo per la superficie, non per il sottosuolo. Quindi alla Cassazione si chiede di riconsiderare gli elementi di fatto che invece sarebbero stati ignorati, secondo l’Avvocatura, dalla Corte d’Appello. Resta il fatto che se la Cassazione dovesse riconoscere il danno ambientale, il Comune di Carrara non si vedrebbe riconosciuto neppure un euro.

Fonte: Il Tirreno

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