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Carrara, parla l’ingegner Stefano Michela: «Io ho fiducia nei giudici»

Argine DestroCARRARA. Il velo è stato alzato: due ingegneri – Franco Del Mancino e Stefano Michela – sono per ora gli unici indagati per il crollo dell’argine avenzino del Carrione; il primo è il progettista e direttore dei lavori e responsabile della sicurezza del cantiere, mentre il secondo è il dirigente del settore difesa del suolo (ora spostato in capo all’agricoltura) della Provincia.

A ventiquattrore dall’annuncio da parte della Procura dell’iscrizione nel registro degli indagati dei due professionisti, abbiamo provato a parlare coi diretti interessati: innanzitutto per capire se si aspettavano che si sarebbe sviluppata in questa direzione l’inchiesta aperta dal procuratore capo Aldo Giubilaro e condotta in tandem con il sostituto procuratore Vito Bertoni. Del Mancino non si trova. O meglio: non intende farsi trovare. Siamo andati direttamente a casa sua e la sua famiglia fa quadrato intorno a lui. Michela invece è al lavoro. Ci risponde al primo squillo. E rivela: «Ho saputo di essere indagato leggendo i giornali».

Ore 12 di venerdì 19 dicembre , siamo in centro a Massa. Del Mancino è persona nota in città e non è un mistero dove abiti. Suoniamo al campanello della sua villetta. Ci risponde una voce di uomo. Crediamo sia lui è invece no..: «Sono un parente», ci risponde la voce che “esce” dal campanello. «L’ingegnere non c’è è fuori – ci viene risposto – Rientra lunedì e ha dato disposizioni di non dare il suo numero di cellulare a nessuno».

Del Mancino, insomma, non vuole essere disturbato. È quel che ci conferma anche la signora che – mentre stiamo parlando al citofono con il nostro interlocutore – arriva. Apre il cancello: «L’ingegnere non c’è e non è possibile parlargli» al telefono. Citofono e cancello chiuso. Conversazione finita.

Tutt’altro atteggiamento è quello dell’altro professionista indagato. Ci rechiamo alla sede del settore provinciale agricoltura, in via Marina Vecchia. I corridoi sono deserti. Il personale della Provincia – quando noi arriviamo nell’edificio – è del resto riunito in assembla, nella sala della Resistenza, ma a Palazzo Ducale (dopo l’occupazione per protesta iniziata di recente). Ci indicano la stanza dell’ingegnere. Bussiamo e non abbiamo risposta. La porta è chiusa a chiave.

Contattiamo Michela per telefono. Risponde subito. Preferirebbe non commentare la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati «ma perché – motiva – ufficialmente a me non è arrivato nulla. Non so cosa ci sia scritto .. Ho saputo – aggiunge – di essere indagato leggendo i giornali»; anche i legali di Michela – Enrico Marzaduri del foro di Lucca e il lunigianeseGianpaolo Carabelli – confermano di essere in attesa “delle carte”.

A Michela chiediamo se si aspettava o meno la chiamata in causa, se secondo lui è un atto dovuto. «Sarà senz’altro un atto dovuto – risponde – Un avviso di garanzia è a garanzia dell’indagato e io ho una fiducia assoluta nella Magistratura».

Ci risponde da Palazzo Ducale, l’ingegner Michela, dove sta lavorando, a quanto sembra, a pieno ritmo: «Sono qui e non nel mio ufficio perché ho una gara in corso – ci dice – Un’ultima cosa che mi era rimasta … da terminare prima di Natale».

E a questo punto non rimane che aspettare eventuali sviluppi. La voce è che il numero degli indagati – per quei lavori sull’argine del Carrione crollato all’alba del 5 novembree – sia destinato a salire.

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