Vedere tanti giovani dedicarsi all’agonismo attraversando le nostre strade, è sempre un piacere. E nel caso delle corse ciclistiche, è portatore di sano turismo sportivo. Tanti appassionati che assistono alla gara, con tutte le conseguenze benefiche che ciò comporta. Lo sport è salute, lo sport è vita.
Ma con il Gran Premio delle Industrie del marmo, o più propriamente “degli industriali della morte” e del ricatto occupazionale (come da foto, ndr), ci si trova di fronte ad un’antitesi. Quasi paraddosale. Vi è la sensazione che queste industrie vogliano quasi lavarsi la coscienza, mettendo il loro marchio su un evento del genere di per sé positivo.
Anzitutto, i sassi e la sabbia che normalmente stazionano lungo le strade che portano alle cave non sono molto indicati per una corsa ciclistica di ragazzi. E chiaramente, non sono graditi a chi attraversa quelle strade ogni giorno qualunque. Aggiungiamoci nel tragitto cementeria, pesa e lavaggi abbandonati senza alcuna protezione. Da qui, l’evidente disinteresse per la sicurezza collettiva dimostrato – ancora una volta – dall’avidità degli industriali.
E sono gli stessi industriali che si girano dall’altra parte quando muore qualcuno in cava. O al massimo fanno fare ad Erich (Lucchetti, presidente degli industriali, ndr) il comunicatino d’ufficio. In casi eccezionali, direttamente una comparsata… A seconda del mugnòn che viene suonato, ovviamente.
Tornando alle strade… Meno male che non è piovuto.
Sennò con i fiumi di fango e detriti che di solito scendono nei giorni di pioggia (come da foto, ndr), altro che ciclocross. Questo disprezzo delle norme è già stato descritto qui, e ne paghiamo ancora le conseguenze. Dopotutto, Colonnata è quasi isolata proprio a causa di questo modus operandi.
In particolare, la giornata di oggi ha penalizzato non solo Colonnata ma i bus turistici che si sono trovati in mezzo alla gara. E per non farci mancare nulla, oltre al disagio si è riusciti a donare questo souvenir di “educazione”.