Olga. Non c’è una foto a ricordarci i lineamenti, gli occhi, di questa trentenne ucraina. Le uniche immagini legate a questa donna sono la tenda dove viveva da mesi, in un campo a Nazzano (frazione di Carrara), e due inservienti che trasportano una bara zincata, col suo corpo dentro.
Olga era incinta di sette mesi. In quella tenda ci viveva col compagno, in un’area industriale dismessa nella periferia della città. Si dice che vivesse lì per nascondere la sua seconda gravidanza, e che avesse segnalato agli assistenti sociali, in passato, i maltrattamenti subiti dal suo primogenito da parte dell’ex marito. Nulla si sa di quel bambino, se non che sia stato dato in affidamento.
Fa freddo, di questi tempi. Febbraio è un pò così: giorni dal tepore confortante si alternano a notti dal freddo pungente, di quello che ti entra nelle ossa. Ed era pungente anche quella notte del 26 febbraio di 3 anni fa. Olga viveva nella più assoluta precarietà, cosa incredibile se guardiamo che anno indicano i calendari. Era incinta e non stava affatto bene. Era mal curata, e il suo passato da alcolista ne aveva già debilitato il fisico minuto. Aveva 31 anni, ma ne dimostrava 60.
E quella notte, Olga morì. Se ne andò nella più assoluta indifferenza, in una tenda posticcia piantata in un campo deserto, morta di freddo e di stenti.
A raccontarla pare assurdo e penoso, e invece andò proprio così.
Le istituzioni locali, i servizi sociali, dov’erano? Ci si aspetta che un essere umano in condizioni così precarie venga monitorato continuamente, al fine di migliorarne le condizioni igienico-sanitarie, togliendolo dall’isolamento, dal freddo, dal pericolo.
Che fosse conosciuta è palese, sennò il primo figlio non le sarebbe stato tolto e dato in affidamento. Con una politica assistenziale che ti priva del primo figlio, pur avendone un secondo in grembo, è facile arrivare a non rivolgersi più ai servizi sociali.
Come si può abbandonare una persona che soffre di così gravi problemi al proprio destino?
Il sistema, allora come adesso, non funziona. Anzi, il sistema è malato: anziché intervenire sulle problematiche sociali attraverso progetti atti a favorire l’inserimento di soggetti emarginati, si riduce il tutto a dare in affidamento i loro figli, strappandoli dalle loro famiglie.
Sei una madre con dei problemi? Intanto ti tolgo il figlio.
Attraverso questa “politica” assistenziale, allora come adesso, i servizi sociali e il comune di Carrara si sono resi pienamente responsabili di vere e proprie tragedie.
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