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OR(t)O COLATO

In occasione della quinta edizione del Libera Padula, una riflessione sul progetto orti urbani e su i lavori (in corso?) nel Parco

Parco della Padula, Carrara. Progetto Orti Urbani.

Ovvero, siamo un po’ confusi. Si perché quel meraviglioso polmone verde a due passi dal centro storico sembra proprio destinato a non trovare pace. O per meglio dire, a vedere ancora una volta messa in dubbio la dichiarazione di interesse del 1958 con cui è tutelato il Parco. La quale recita testualmente “ha notevole interesse pubblico perché con la sua lussureggiante vegetazione costituisce una nota di verde di non comune bellezza”. Non abbiamo fatto in tempo a festeggiare l’apertura del Carmi (con annessa riqualificazione della zona intorno a Villa Fabbricotti, ndr) ed ecco che a destare molteplici perplessità ci ha subito pensato un progetto che – al contrario – aveva suscitato nelle fasi iniziali approvazione e curiosità da parte della cittadinanza.

Quello degli “Orti urbani”.

Certo, le criticità nel Parco sopracitato continuano a essere evidenti e irrisolte da anni. Il Ponte inaugurato e mai utilizzato, i posti auto irrisori, la mancanza di un cancello all’entrata lato Sorgnano, lo stato di incuria di alcune importanti opere del Museo all’aperto, la manutenzione intermittente del verde, eccetera. Oggi scegliamo di concentrarci esclusivamente sul progetto degli orti condivisi che, alla luce di un recente sopralluogo, dà l’impressione di essere ancora tutt’altro che definito.

Ma andiamo con ordine: Il progetto, fortemente spinto dalla Regione Toscana e chiamato precisamente “100.000 orti in Toscana” nasce come risposta al degrado di molti luoghi potenzialmente adatti a questa iniziativa, e come proposta “verde” aggregativa tra persone di diversa età ed estrazione sociale.

All’inizio i Comuni “pilota” individuati per fare da volano sono 6: Firenze, Bagno a Ripoli, Grosseto, Livorno, Lucca, Siena. Per tutti gli altri parte invece la corsa per la domanda di manifestazione di interesse, nell’anno del Signore 2015. Il Comune di Carrara di Zubbani risponde “presente” all’iniziativa, che viene poi ereditata dall’Amministrazione De Pasquale e modificata per garantire l’accessibilità ai disabili, oltre a una migliore e più ampia disposizione degli orti. Nel mese di febbraio 2018 si apre un bando indirizzato alle associazioni (di cui ancora non si sanno gli esiti, ndr) per manifestare il proprio interesse al progetto. I lavori partono a settembre 2018 (per un totale di 100.000 euro, ndr) trovando poi approvazione dalla stessa commissione Urbanistica, Sociale e Ambiente. La stessa commissione, due mesi dopo, si reca in Padula ed esprime soddisfazione per l’avanzamento dei lavori che – a quanto pare – “sono a buon punto”. Nel mentre viene inaugurato il nostro “gemello” massese a Monte di Pasta, e nella nostra Provincia partono i lavori anche a Comano e Tresana. La discussione sugli orti urbani viene poi affrontata in Commissione Bilancio alla fine del 2018.

Peccato che da quella data in poi, la questione “orti urbani” o “sociali” sia sostanzialmente scivolata nell’ombra. La cronica difficoltà da parte del cittadino di carpire informazioni dalle pagine dell’Amministrazione o dalla stampa, ha fatto il resto. E così, pungolati da qualche malcontento sulla bontà dei lavori, non restava altro che godersi una bella passeggiata esplorativa tra i “nuovi” vialetti del Parco della Padula. Che rivelano sin da subito una realtà difforme dal progetto originale, tanto per cambiare. Partendo dal presupposto che si fatica davvero a capire se i lavori siano o meno terminati (nessuna comunicazione o cartellonistica per gli interessati, ndr), lo scenario che si presenta è quanto mai sconfortante. Le molte strade fatte apposta per gli orti sono realizzate interamente in cemento, e per di più ricoperto da uno strato di ghiaino e terra (molto simile alla marmettola, ndr) destinato inevitabilmente a dilavare.

Il cittadino potenzialmente interessato non può fare a meno di notare, inoltre, una serie di paletti in legno – a delimitazione dei confini delle aree – visibilmente non scortecciati né trattati. Da aggiungersi poi la totale mancanza, al momento, di canalette ai bordi delle strade o di altri sistemi di regimazione delle acque. Queste scorrono direttamente sul cemento, provocando allagamenti a monte e smottamenti a valle. Un discorso a parte merita poi la parte bassa in prossimità dell’ascensore del famigerato ponte. A un paio di metri dagli ultimi orti è stata realizzata un’area autoadibita (è proprio il caso di dirlo, ndr) allo svago dei tossicodipendenti. Per garantirsi massimo relax e comodità, è stato trasferito qui uno dei tavoli in legno prima destinato alla collettività. Al piano terra, invece, si procede a slalom tra un numero difficile da quantificare di accendini, siringhe, cucchiaini, bottiglie e rifiuti di ogni tipo (come potete vedere in foto).

Nell’invitarvi quindi a valutare di persona lo stato dei lavori in occasione del #Liberapadula2019 di quest’oggi,

ci viene da avanzare una semplice riflessione/proposta:

Si poteva dare un bell’esempio di sostenibilità ambientale,

prevedendo vialetti permeabili di ghiaino compattato o di asfalto drenante invece che di cemento? O installare lampioni fotovoltaici invece che fari da stadio? Oppure predisporre cisterne per la raccolta di acque piovane invece di usare un pozzo artesiano? O addirittura parcheggi in autobloccanti con erba, invece di stendere asfalto (peraltro senza spostare le auto parcheggiate!!!)?

Attendiamo, come “sospesi”, chiarezza.

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