A Carrara la giunta di centrosinistra, dopo aver ordinato lo sgombero dei cittadini in presidio da oltre ottanta giorni, svolge il consiglio comunale con la polizia, mentre la DIGOS filma i dissidenti per identificarli. E’ una sconfitta politica, quella alla quale abbiamo assistito ieri. Una sconfitta politica che la maggioranza si è auto-inflitta, confermando – una volta per tutte – le ragioni della protesta, e dando dimostrazione dell’arroccamento al potere e dell’arroganza che la caratterizzano.
Il primo Consiglio Comunale, a tre mesi esatti dall’alluvione, è farcito di 200 cittadini, una ventina di agenti tra Polizia Municipale e DIGOS e, sotto la sala consigliare – in piazza 2 Giugno – ancora dispiegamento di forze dell’ordine.
Visto che la procura ha firmato 15 rinvii a giudizio per dei membri della giunta, Sindaco e alcuni funzionari, forse le forze dell’ordine… Erano lì per loro. In una città giusta succederebbe così.
A Carrara no. A Carrara, quando il popolo esausto insorge, la politica tace e lascia il posto al prefetto. Insomma, viviamo già in clima da commissariamento. Negli altri paesi del mondo, quando la giustizia bussa alla porta di una figura pubblica, le sue dimissioni sono immediate. A Roma, come il ventennio Berlusconi ci ha insegnato, no. A Carrara, nemmeno. Colpiti dallo scandalo stanno ancora lì “con il ghigno e l’ignoranza dei primi della classe” (cit. Guccini).
Il consigliere Giuseppe Scattina, indipendente eletto tra le liste di rifondazione comunista, lascia la maggioranza rinforzando e appoggiando il “j’accuse” dell’assemblea cittadina, e invitando alcuni colleghi ad avere il coraggio di “parlare e agire liberamente e con coerenza con i propri principi e ideali”.
E sono due i colleghi che rispondono: Il vicesindaco Vannucci (PD) e l’assessore Bernardi (RC), entrambi nella lista degli indagati e prossimi a ricevere la notifica di rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. Rispondono come sanno fare loro.
Il primo si getta tra la folla con il ghigno di chi sfida senza paura – peccato che non si tratti di coraggio ma di mancanza di coscienza – cercando forse lo scontro, e l’occasione di usare ancora l’arma della repressione contro il dissenso; ma la folla non ci casca e alza la voce, non le mani. Il secondo si prodiga – è la sua specialità – a rassicurare i cittadini con la faccia seriosa del “ci penso io”, per poi negare l’impiego di forze dell’ordine allo sgombero e parlare di fotomontaggi a proposito delle immagini di quella mattina.
Il 2015 si inaugura con l’interruzione del Consiglio Comunale e la minaccia, di nuovo, di svolgere i prossimi a porte chiuse.
Se le premesse sono queste, aspettiamo con ansia il giorno in cui si scaverà un fossato con ponte levatoio attorno al Palazzo Civico.
In risposta alcuni cittadini scelgono di presidiare per oltre un’ora la sala consigliare a denuncia della mancanza di spazi di aggregazione. L’Assemblea Permanente, anche questa volta attraverso atti dimostrativi, cerca di far passare un chiaro messaggio: esprimere il proprio dissenso nei confronti della politica che amministra la città di Carrara, quella politica che pur di preservare il potere si dimostra incurante della volontà dei cittadini.
Una politica sorda e cieca, attempata nella gestione della cosa pubblica e nell’amministrazione delle risorse. Uno stampo che conosciamo bene, che si ritiene sorpassato e al quale non si ha più la volontà di sottostare. Per questo motivo si è deciso di rimanere in aula dopo la fine della ridicola riunione di “contentino” che l’amministrazione ha offerto ai suoi concittadini, per dimostrare che
“saremo la vostra spina nel fianco, fino al giorno delle dimissioni”.
Nel frattempo l’Assemblea Permanente è diventata itinerante ed estemporanea e ha saputo trovare, in un momento d’instabilità, la capacità di rideterminarsi. E’ il momento del “liberi tutti”, una nuova ondata di entusiasmo che porterà a nuove iniziative e – ne siamo certi – a nuovi risultati.
CARRARA ASSEMBLEA PERMANENTE