Con ben poca sorpresa si apprende che la “junta” Zubbani, in barba al volere della cittadinanza – espresso in passato attraverso comitati come SOS Carrara – e contrariamente a quanto fatto finora per evitare ulteriori passaggi di camion del marmo nel centro cittadino (e a spese dei contribuenti come la Strada dei Marmi, ndr), ha deliberato in data 09/06/2016 con l’atto n.317 il transito dei detriti (sassi, scaglie, ecc) attraverso il centro urbano, compresa la zona della Lugnola.
La “temporanea necessità” di far passare questi mezzi attraverso Carrara viene oltretutto quantificata in un non meglio precisato “numero contingente e limitato”. Ovvero?
Il concetto è chiaro: d’ora in poi i camion torneranno a passare regolarmente in città.
Quanti? Non si sa. Per quanto tempo? Il protocollo riporta “validità per anni CINQUE con possibilità di essere rinnovato PIÙ VOLTE per un uguale periodo”. Scandaloso.

Al di là dello schifo riguardo l’idea che il presidente stesso del Parco delle Alpi Apuane Alberto Putamorsi abbia siglato questo protocollo d’intesa – tutelando chiaramente gli interessi di chi scava ai piedi del Sagro piuttosto che difendere il proprio geoparco riconosciuto dall’UNESCO – viene da domandarsi come sia possibile che esistano i presupposti di sicurezza nel passaggio dei suddetti camion da parte della comandante di Polizia Municipale di Carrara Paola Micheletti: dissesto stradale, polveri sottili e incidenti – anche mortali – sono ragioni più che sufficienti per non consentire di nuovo tutto questo.

Il problema sembrava risolto appunto con la Strada dei Marmi, che ha indebitato i carraresi per i prossimi 30 anni (e per una cifra seconda solo a quanto speso da Torino per le Olimpiadi Invernali, ndr). Ma questi camion vengono dal Sagro, direttamente da siti la cui lavorazione sembrerebbe essere completamente abusiva.
Perché è necessario che Zubbani & Co diano una “pezza d’appoggio” legale per giustificare questa illegalità? Che qualcuno a Palazzo Civico abbia la sua fettina di torta pronta o qualche campo da calcio “rifatto”? Sul buon Boggi non ci sono dubbi, ma sugli altri? Cui prodest?
Da parte di questi individui, il ritornello è sempre il solito: preservare i posti di lavoro. Per carità, l’intento è nobile: ma perché non impiegare questi lavoratori “a rischio” in attività più rispettose per il territorio, tipo assumerli come guardiaparco? Lo stesso ente lamenta lo scarso organico. Volendo si potrebbe inserirli tutti, visto che non sono 40 lavoratori “a rischio” bensì poco più di 15. Costerebbe molto (ma molto) meno gestire questi stipendi per diversi anni, che costruire la fantomatica “strada di arroccamento” che unirebbe il Sagro con il bacino di Canalgrande.
Nel frattempo, le cave della Walton e di Boggi scaricano i detriti direttamente nel Parco delle Apuane, tanto che è stato chiesto il sequestro preventivo di entrambi i siti estrattivi, e addirittura la questione è stata presentata all’Unione Europea.